I rendimenti della Pompa di Calore (PDC)

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La temperatura e il calore

La pompa di calore, (il cui funzionamento è spiegato nello scorso articolo), è una   macchina termica per trasferire il calore da un ambiente a temperatura più bassa (l’esterno) ad un altro a temperatura più alta (l’interno dei nostri edifici). Questa  prima  frase  per  l’uomo  “comune”  è scorcentante: “come  si fa  ad estrarre il calore dall’ esterno in un periodo in cui le  temperature  vanno  sotto zero  e  potenzialmente può nevicare? ovvero, quando fuori fa veramente freddo?”
Bisogna spiegare che fin  da bambini ci  insegnano  ad indentificare come sinonimi la temperatura e il calore. Ciò  non  è  veritiero: il calore  è energia. Esso,  di  per se,  può  essere  concentrato e   quindi potremo avere temperature più  alte (come  nel  regime estivo), oppure   può  essere  disperso   e potremo avere temperature più basse (come avviene in regime invernale). L’alta temperatura  indica quindi la presenza  di calore  concentrato. Considerato  che  fino  agli inizi del ‘900  avevamo  solo  la tecnologia per produrre calore ad alta temperatura (con fuoco, stufe, camini e caldaie) è stato naturale per molti anni identificare le due parole come equivalenti.
E’ stato provato, che solamente in condizione di zero assoluto vi sia mancanza di energia, lo zero di cui stiamo parlando è quello della scala Kelvin (introdotta da William Thomson al secolo Lord Kelvin) corrispondente a -273,15 ° Celsius. Con le temperature che riscontriamo in inverno nei luoghi abitati abbiamo a disposizione ancora molto calore.
Il  compito  della  pompa di  calore  è  dal  punto  di  vista  energetico quello  di prenderlo, trasportarlo all’interno e concentrarlo fino ad ottenere temperature necessarie a creare comfort termico all’interno degli  edifici  e  delle abitazioni.  La PDC per  fare  questo, però  ha  bisogno  del  lavoro  effettuato  dal compressore che si occupa di comprimere il fluido refrigerante, mezzo necessario per trasportare il calore. Il compressore e tutte le parti in movimento per essere “messe in moto” hanno bisogno di energia elettrica, per questo motivo sarebbe il generatore ideale da installare nel contesto di una casa senza gas (vedi CSGT, Casa Senza Gas Toscana).

Il C.O.P

Il rapporto tra l’energia elettrica spesa per mettere in funzione la pompa di calore e l’energia termica che viene fornita per il riscaldamento è detto C.O.P cioè Coefficient Of Performance. Come  vedete ho  detto fornita, non trasportata o concentrata. In realtà l’energia fornita è frutto di due componenti, la parte più rilevante è quella  gratuita e  rinnovabile captata  dall’ ambiente  esterno,  un’ altra  parte  più piccola è quella che deriva dal compressore a dalla macchina stessa. Non tutta l’energia elettrica viene convertita in lavoro ma quota parte viene convertita  in calore dovuto all’attrito  tra  gli  organi  in movimento.
Fatte queste  riflessioni  si  capisce  subito  che  il C.O.P.  (il rendimento invernale) delle  pompe di calore  è  influenzato  dalle temperature in gioco: quella esterna (definita sorgente fredda) e quella interna (definita pozzo caldo). Per il pozzo caldo dobbiamo fare una distinzione tra le pompe di calore aria/aria e aria/acqua. Nella prima la temperatura  del pozzo è  direttamente  quella  a cui  dovremo  portare l’aria dell’ambiente da riscaldare. Nella seconda (aria/acqua) la temperatura del pozzo caldo è quella di riferimento dei terminali di emissione per il riscaldamento.
Il COP delle pompe di calore sono testati a diverse temperature esterne in genere almeno a -7°C, 2°C e 7°C; per i pozzi caldi le temperature sono queste: per le aria/aria 20° C , per le aria/acqua considerano 35° C, 45°C e 55°C. Queste ultime sono le temperature  di  riferimento  per pannelli  radianti,  ventil- convettori (fan-coil) e radiatori.

Il salto termico

A questo punto analizziamo due casi: il primo è quello di una pompa di calore che si trova ad operare a -10°C esterni e deve portare l’acqua da fornire ai radiatori a 60° C. Il salto termico interno-esterno che deve produrre la macchina è di 70°. Il secondo è quello di una pompa di calore installata in un ambiente geografico a temperatura più mite: opera a 0° esterni e fornisce acqua a 35° C per dei pannelli radianti. Il  salto  termico  nel  secondo  caso  è di  soli 35°.  Penso  che a  questo punto  tutti  avrete  capito   che sicuramente la prima pompa di calore “durerà più fatica” e in queste condizioni gravose  avrà  sicura mente dei COP bassi, invece la seconda, soggetta ad un lavoro meno gravoso, sarà in grado di svolgerlo con più facilità, con COP più alti e consumi più ridotti.

Pompa di calore Kita

Nelle immpagini sopra è sono riportati i grafici della PDC Kita 33L prodotta da Templari in cui si può apprezzare la variazione di potenza resa a COP in base alla temperatura esterna con temperature di mandata di 35°C.

La pompa di calore è uno dei componenti che costituscono l’impianto termico insieme alla rete di distribuzione del calore, ai teminali di emissione del calore e al sistema di termoregolazione . Per evitare errori, del suo dimensionamento ,assieme alle altre parti del sistema, dovrebbe essere incaricato un progettista esperto in campo energetico.